Fondamentale è premettere che tutte le
persone hanno pari diritti, pari doveri e pari dignità e che questa sera siamo
stati chiamati a discutere, attraverso un consiglio straordinario richiesto
dalla minoranza sul progetto delle “casette di legno”, un progetto che era una
delle ipotesi al vaglio dell’amministrazione per risolvere la questione dei
“sinti, rom e camminanti”, ma non più oggetto di discussione dell’amministrazione
stessa.
Mi permetto di estendere il tema della
discussione considerato che gli argomenti sociali raramente vengono trattati in
Consiglio Comunale.
La crisi economica e sociale ha acutizzato
e reso palese un fenomeno in corso da almeno venti anni e cioè lo sviluppo di
nuove vulnerabilità sociali e la nascita di recenti categorie di persone in
difficoltà (giovani, donne, persone che perdono il posto del lavoro e che non
riescono più ad accedervi) con gravi danni sulla salute delle persone stesse e sul tessuto economico e
sociale.
In generale l’ampliamento delle
vulnerabilità sociali è un fenomeno complesso che si inserisce in alcuni grandi
passaggi della nostra società (invecchiamento della popolazione, frammentazione
delle famiglie, precarizzazione della condizione di vita-lavoro) ed allarga e
ristruttura l’area del disagio.
La discussione iniziata stasera ci fa
riflettere sul fatto che la struttura dei servizi di welfare che abbiamo
conosciuto a partire dagli anni ’70 non sembra più adeguata a comprendere e
gestire le nuove problematiche che attraversano i cittadini.
Le complicazioni di questi servizi non
derivano da un loro cattivo funzionamento, ma in particolar modo dal mutamento
del loro oggetto di lavoro: se la società cambia velocemente, i servizi di
welfare, occupandosi dei problemi che le persone incontrano nel vivere
quotidiano, dovranno necessariamente rielaborare profondamente il loro modo di
lavorare e di incidere in termini di efficacia, efficienza ed economicità nei
confronti della società.
Dobbiamo quindi pensare di creare le
condizioni per accompagnare chi per vari motivi si trova in un momento di
difficoltà e questo fa sì che chi potrebbe avere le potenzialità per condurre una
vita dignitosa, attualmente rischia di non poter accedere a nessun tipo di
ammortizzatore momentaneo e che diventi quindi a sua volta un “nuovo povero”.
La trasformazione epocale che stiamo attraversando
segnala un’emergenza che si propone come terreno particolarmente adatto allo
sviluppo di nuove sinergie tra politiche e servizi di welfare da una parte e la
necessità di vivere ripensare i servizi di welfare dall’altra parte.
Colgo l’occasione del dibattito per chiedere
all’amministrazione di affrontare in senso ampio il tema del sociale,
impegnando le persone in una modalità che richiami il binomio “diritto-doveri”,
facendo emergere eventuali fenomeni di “assistenzialismo cronico”, sviluppando
le autonomie, le responsabilità e le potenziali capacità di ogni persona.
Importante sarebbe comparare
i bilanci preventivi e consuntivi degli ultimi anni, anche per verificare in
modo analitico l’effettiva rispondenza alle priorità dell’amministrazione e
soprattutto alla realizzazione concreta di politiche rispondenti alle esigenze
reali di tutta la popolazione.
Auspico che venga prestata massima attenzione al
tema di politiche di educazione civica in ottica di prevenzione e promozione di
salute (salute inteso come benessere fisico, sociale ed economico) di
attuazione di politiche per la “non autosufficienze”, per la disabilità, per i
giovani e per gli anziani, confrontandosi con istituzioni che hanno già attuato
buone pratiche e coordinandosi con i comuni della piana, ottimizzando i servizi
sociali e coinvolgendo il fondamentale operato del terzo settore.
Sollecito l’amministrazione a considerare
l’emergenza lavoro come priorità trasversale per le attività
dell’amministrazione ed attuare le azioni possibili, collaborando con tutti gli
enti competenti e prevedendo politiche di sviluppo economico che possano
rilanciare l’economia del nostro territorio ed a tal proposito i consiglieri di
Lucca Civica in data 12 dicembre hanno presentato due documenti da discutere in
consiglio comunale quanto prima.
Parlando dei rom, sinti e camminanti non possiamo
comunque ignorare il fatto che è necessario poter individuare soluzioni che
permettano a tutte le persone di poter vivere in modo dignitoso, avendo la
possibilità di poter accedere alle opportunità necessarie per partecipare appieno alla vita
economica, sociale e culturale, come espresso dalla Commissione Europea nel
2004 per definire il concetto di inclusione sociale.
Occorre delineare metodologie nuove tese a
superare la connotazione emergenziale dei tradizionali interventi nei confronti
delle popolazioni Rom e Sinte al fine di intervenire in maniera strutturata
nell’ambito dell’istruzione, della salute, dei servizi sociali, della
formazione, della promozione dell’accesso al lavoro e delle soluzioni
abitative.
A mio avviso solo una ricerca sul campo
rigorosa e che utilizza una pluralità di fonti (la conoscenza diretta dei rom e
sinti di riferimento, l’ ascolto delle loro istanze, la conoscenza dei luoghi
di vita, l’analisi delle politiche locali, l’eventuale terzo settore coinvolto
ecc.) può offrire un quadro su cui iniziare ad individuare le criticità e le
priorità sulle quali lavorare con progetti a lungo termine.
Diana Curione
Consigliera Comunale Lucca
Civica
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